Purtroppo non avevo con me la macchina fotografica ma non credo che dimenticherò facilmente la scena di ieri pomeriggio.
Stavo incamminandomi nel vicolo del borgo dove abito per prendere la mia macchina, quando arriva il signor S. un signore anziano di 97 anni che da pochi anni ha dovuto andarsene da qui, per vivere a casa dei figli in quanto sua moglie é mancata. Ogni tanto torna nella sua vecchia casa e va sempre prima nella sua cantina, che é parte della storia del paese. Tra le botti in legno sono appese foto color seppia, attrezzi per gli antichi mestieri, souvenirs scolpiti in legno d'olivo e un vecchio quaderno che fa da album delle firme ma anche degli 'eventi' o scherzi dei goliardici del paese. Un tempo bevevano, cantavano e se la spassavano lì dentro. Ora é rimasto solo lui.
Mentre lo guardo arrivare, sempre elegante e distinto come solo i signori di campagna riescono ad essere, aggrappato alla figlia e sul suo bastone, mi viene in mente quando erano un gruppo affiatato, tipo 'amici miei' per i quali ogni occasione era buona per 'festeggiare'. Già loro...festeggiavano la vita. Non bevevano come oggi con la disperazione della solitudine.
A quei tempi, circa 20/25 anni fa, io li filmavo con la mia telecamera e loro per questo mi invitavano sempre ai loro eventi sacri o pagani che fossero, come per esempio lo 'scurotto', la festa per la Morte di Carnevale e l'inizio della Quaresima in cui si purifica il corpo con il brodo di cavoli e lo spirito con il pigato per tutta la giornata (17 Febbraio). Alla fine si brucia il pupazzo di Carnevale recitando un rito che pare risalga addirittura all'anno mille. Si tratta di un vero e proprio processo all'uomo, 'Carnevale', che viene sempre trovato colpevole delle sue colpe (che vengono recitate dagli uomini del paese) e quindi bruciato in piazza. Una specie di confessione collettiva aiutata dal ' Vino Veritas' in cui ognuno ha la sua colpa da espiare...
Ma torniamo al signor S. che é sempre stato uno dei leader indiscussi del borgo, alto e dignitoso, dai modi eleganti. Seduto su un ceppo/sedile della sua cantina con le mani nodose appoggiate al bastone è immerso nei suoi ricordi. E' la prima volta che torna qui dopo una malattia e nei suoi occhi leggo una fragilità che non avevo mai visto prima. La mente non é più chiara, straparla vagando con gli occhi sulle foto, gli oggetti, i legni... La figlia decide di portarlo a casa e piano piano usciamo nel vicolo dove ormai si é sparsa la voce e una piccola delegazione di abitanti si é affacciata da porte e finestre per salutarlo. Tutti lo chiamano. Lui cammina lento su per il vicolo guardandosi in giro... quando una porta si apre lentamente e compare l'unica coetanea rimasta, Libera 99 anni (che quest'anno non ha voluto che si facesse la torta di compleanno perché la vuole solo per i suoi centanni) che, con un piglio energico e diritta sulla schiena, esce fuori dal portone e lo saluta con una lunga stretta di mano usando tutte e due le mani per circondare l'unica libera del signor S.,che nell'altra si reggeva sul bastone.
Quasi due secoli erano di fronte a me e io non avevo la mia macchina fotografica! Acc... Ma non credo che nessuna macchina avrebbe potuto catturare l'intensità di quella stretta, del significato di quel saluto... Tutti intorno commossi. Io pure... parte una lacrima e mi allontano accorgendomi della signora M. che, affacciata dalla finestra, tira fuori un fazzoletto e si asciuga il volto.
Che storia la vita!
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1 commento:
ma che bel momento, davvero.
e dello scurotto avevo letto, ma è bello che tu l'abbia visto e documentato, sono cose che ormai spariscono tutte.
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